Per gruppi e scuole: info e prenotazioni 338 9336451. Sabato e domenica con il biglietto di ingresso è possibile usufruire della visita guidata gratuita alla sezione "L'ultimo fascismo 1943-1945. La Repubblica Sociale Italiana" alle ore 11.00 o della visita guidata a tutto il Museo alle ore 15.00. I posti sono limitati a 20 persone a visita. Info e prenotazioni info@museodisalo.it 0365 20553

Mostre La collezione Gregorio Sciltian

La collezione Gregorio Sciltian

Dal 10 Marzo 2017al 20 Novembre 2017

Museo di Salò - Via Brunati, 9 - Salò (BS)


Pittore e scrittore, Gregorio Sciltian, nato in Russia ma da sempre cittadino dell’Europa a causa della sua smania di vivere i luoghi e nei luoghi più adatti alle sue mutevoli esigenze riesce a trovare il suo “posto al sole” in Italia, scegliendo come scopo artistico della sua vita quello di “ottenere l’illusione della realtà”. È un retaggio del mondo antico, onnipresente  nella sua prassi di lavoro (l’atelier, la posa, il cavalletto, la tavolozza, lo specchio) e nel suo repertorio. Sciltian intende l’arte nella sua accezione di artificio e pertanto l’uomo artista quale ingannatore; lo assorbe e affascina l’indagine “nel vero sempre più vero fino al finto” che riscopre e sperimenta nelle sue opere.      

I ritratti sono una delle massime espressioni della filosofia di Sciltian, ritratti che non si limitano alla mera e semplice rappresentazione di un personaggio, ma scavano a fondo nello spirito che lo anima, nel suo carattere e temperamento, quasi a coglierne la psicologia, quasi a annullare la materialità del mondo reale per guardare al di là dell’involucro esteriore.

La sezione temporanea dedicata all’artista, al primo piano del MuSa, permette al visitatore di cogliere e apprezzare questa incredibile dote nel ritratto drammatico del conte Galeazzo Ciano (1943) e di Elena Sciltian (1966), in quello incompiuto di Eleonora Rossi Drago (1954), negli autoritratti carichi di luminosità e rigore quattrocenteschi. Sciltian domina anche l’ingresso del MuSa con la sua maestosa opera “L’eterna illusione”  (1967-69) gremita di personaggi tratti dal vero e riprodotti uno a uno con diligente, quasi maniacale cura nei tratti fisionomici, negli abiti, nelle emozioni e nei sentimenti; con la quale è messo a fuoco il patetico stato d’animo che si determina in molti esseri umani in attesa di un momento di felicità che li sollevi da assillanti preoccupazioni e, non a caso, il botteghino del cinema è l’emblema del bisogno di evasione dalla vita quotidiana: ancora una volta  ritorna “l’illusione della realtà”.

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